01 marzo 2006

La professoressa Gagliano




La nostra professoressa più amata era quella di francese. Si chiamava Gagliano e si muoveva molto lentamente, per la sua mole notevole. Vestiva sempre di nero; era la vedova di un misterioso marito, molto amato e scomparso da tempo immemorabile.
Era molto anziana e sempre sorridente, un viso dolce e dei capelli biondo-bianchi forse tendenti al giallo dorato, radi. Braccia e busto sottili poggiavano sul resto immenso.

Una piramide nera come l’ardesia della lavagna al lato della cattedra, su cui si arrampicava come scalando una montagna. Tutti in piedi, come ci eravamo disposti al suo ingresso, osservavamo, nel più assoluto silenzio, il suo issarsi fin sulla pedana ed il successivo incastrarsi nella poltrona dagli ampi braccioli. L’ansimare si calmava e finalmente, ad un cenno bonario della piccola mano, tutti seduti. Adorava Théophile Gautier e ci faceva leggere “Il Capitan Fracassa” in aula ad alta voce. Qualche volta gradiva che lo recitassimo. Con lei avevamo tutti anche più del sei, voto che nelle altre materie del liceo classico che frequentavamo, era un sogno spesso irraggiungibile.
Il mio ricordo è legato al giorno in cui venne in aula con una pennellata gialla di uovo alla coque, ancora sul mento. Scoprimmo, che i nostri professori erano esseri umani con una vita ed una prima colazione. Non entravano dalla porta, esistendo ogni giorno per noi e la porta, all’uscita, non li inghiottiva in un nulla vuoto e popolato solo da professori e professoresse. Questo avveniva nei lontani anni cinquanta.

Torna su

TORNA A ' IL MIO SITO '





<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?